L’incidente del Prestige:
il più grave disastro ecologico della storia spagnola
La costa settentrionale della Spagna è una pellicola cinematografica che si srotola davanti ai tuoi occhi. I balzi verdi, carichi di erba, intervallano spiagge sabbiose, conformazioni calcaree di ogni sorta, villaggi di pescatori e località balneari. L’insieme conserva perlopiù il suo carattere selvaggio. Dai Paesi Baschi alle propaggini galiziane è facile incantarsi con il mare sullo sfondo; il Golfo di Biscaglia, solcato da venti e correnti, si apre alle vastità dell’Oceano Atlantico, come a liberarlo dopo un lungo abbraccio (provate a controllarne il profilo su una cartina geografica, per vedere se non assomigli effettivamente ad un abbraccio).
Cantabria, Asturie, Galizia. Bahia de El Sardinero, Costa de la Muerte.
Ma soprattutto, il Camino del Norte, la rotta più avventurosa tra quelle proposte per il più famoso pellegrinaggio a piedi d’Europa. Dalla Francia a Santiago di Compostela, oltre 1000 chilometri di paesaggi in cui umanità e natura si alternano con una disinvoltura commovente.
Oggi però non siamo qui per parlarvi di trekking o di panorami, bensì di un disastro ecologico divenuto tristemente storico. Trattiamo infatti dell’incidente del Prestige: quando la marea nera travolse il Nord della penisola iberica.
Era il 19 novembre 2002 quando la petroliera Prestige, partita dall’Estonia, affondò a circa 250 km dalle coste galiziane, carica di 77mila tonnellate di petrolio e con l’intero equipaggio ormai evacuato.
Ma andiamo con ordine.
Circa una settimana prima, la nave era stata colta da un mare in burrasca, poco al largo della cosiddetta Costa de la Muerte, nei pressi di Finisterre. Era il 13 novembre 2002, e il capitano greco Apostolos Mangouras mandava il triplice mayday per indicare un allarme a bordo.
Per qualche ragione poco chiara, si era generata una falla in una parte dello scafo, tanto da non garantire più la sicurezza del contenuto trasportato, né degli stessi marinai a bordo. In questo contesto di grande agitazione vennero inviati diversi rimorchiatori presso il Prestige, ma anziché agire risolutamente, si generò una sorta di trattativa serrata.
L’aut-aut prevedeva due soluzioni: il rimorchio verso un porto spagnolo, come auspicato dal capitano dell’imbarcazione; oppure un allontanamento della petroliera più al largo possibile, in modo da ridurre l’impatto sulla costa di eventuali sversamenti di carburante in mare.
Dopo un tempo che è risultato eccessivo, fatto di tentennamenti, discussioni, silenzi alla stampa, minimizzazioni dei rischi e molta confusione, si decise per la seconda opzione.
Ma probabilmente era già troppo tardi.
Già nei giorni immediatamente successivi, i telegiornali spagnoli parlavano di una macchia d’olio in superficie di oltre 9 chilometri. La paura di un’ecatombe nera si fece sempre più solida.
Il 19 novembre 2002, a circa duecentocinquanta chilometri di distanza dalla terraferma, il Prestige (senza nessuna persona a bordo) si spezzò letteralmente in due, separando la prua dalla poppa.
Le immagini aeree riprese da un elicottero presente quel giorno sono impressionanti, e sicuramente hanno gettato nello sconforto milioni di cittadini iberici.
Dopo svariate altre ore, entrambe le sezioni della nave erano colate a picco, dando inizio ad un incubo ecologico.