Cosa vuol dire diventare una GAE
Fino a non molto tempo fa non sapevo nemmeno io chi fosse una Guida Escursionistica, meglio conosciuta come Gae (Guida Ambientale Escursionistica). Poi da quando ho scoperto il piacere di andare in montagna e di camminare, ho cercato una possibile soluzione per unire la passione della fotografia a quella del trekking.
Non è stato semplice, ci è voluto un bel po’ prima di individuare questa professione. Anche perché molto spesso, se ci pensiamo, siamo abituati ad andare in montagna, o comunque fare escursioni, guardando a grandi linee il percorso su internet e poi lanciandoci sui sentieri con amici o familiari. Nella nostra concezione non è molto presente l’idea di fare uscite accompagnate, guidate, che possano includere una figura che oltre a portarvi con sicurezza dal punto A al punto B, come probabilmente sapreste fare da soli, vi racconti tutto ciò che state vedendo, e ciò che magari non riuscite a vedere; vi parli inoltre della flora e della fauna locali, del paesaggio, della natura a trecentosessanta gradi, facendovi apprezzare tutto ciò che vi sta circondando.
In questo periodo è di fondamentale importanza divulgare, informare e rendere consapevoli tutti quanti del momento difficile che sta affrontando la nostra “casa”. Questo è un altro dei tanti compiti della Guida Ambientale, che va ad unirsi alla didattica nelle scuole, importante per crescere bambini consapevoli e aiutarli ad apprezzare sin da subito la natura, senza esserle ostili.
Il corso professionalizzante per diventare Guida io l’ho fatto in Toscana, e nonostante i tantissimi sacrifici (essendo io della provincia di Mantova) è stato davvero un’esperienza unica. Ho avuto modo di esplorare l’intera regione in lungo e in largo durante le ore di prova pratica, guidata da professionisti che con entusiasmo e passione ci raccontavano tutto ciò che ci stava attorno, facendoci meravigliare e stupire della bellezza di ogni luogo, arricchendoci di curiosità, storia e mutazioni eventuali che poteva aver subito nel corso degli anni.
Il corso è articolato in un periodo di teoria (per noi è stata online) e un periodo di pratica sul campo. Avendo scelto un corso intensivo, nel mio caso erano previste uscite ogni giorno durante la settimana, per un mese e mezzo; ci sono poi delle ore di tirocinio da svolgere per poter provare a mettere in pratica quello che ti hanno insegnato, e vedere effettivamente come operi una guida sul campo. Infine c’è l’esame finale, strutturato nel seguente modo: prova pratica nella conduzione di un gruppo; prova scritta con cinquanta domande; infine l’orale.
Andare in montagna con un bagaglio in più, ricco di nozioni e spunti da mettere in pratica mentre si cammina è stata la svolta, mi ha resa più consapevole di tanti aspetti, naturalistici e tecnici, che non conoscevo.
Poter adesso accompagnare altre persone e condividere con loro tutto questo è assai gratificante. Poter vedere gli occhi meravigliati delle persone che mi seguono in escursione davanti alle bellezze del nostro mondo, poter osservare i bambini così sorridenti e felici di poter camminare nella natura, cercare di coinvolgerli nella tutela di questo ambiente così prezioso e cosi minacciato, è appagante anche dopo le fatiche e i trekking più impegnativi.