Parchi naturali o parchi divertimento?
Il problema dell’overtourism nelle aree protette. Il caso dei Monti Tatra in Polonia.
I Monti Tatra (Tatry in polacco e slovacco) sono situati nella parte più settentrionale e occidentale della catena dei Carpazi e fungono da confine naturale e politico fra Polonia e Slovacchia.
I Tatra ospitano le cime più alte di tutta la catena, tra cui il Gerlachovský štít (2.655 m) e il Rysy (2.599 m), rispettivamente maggiori vette di Slovacchia e Polonia. In entrambi i versanti, queste montagne sono riconosciute dall’Unesco come riserva biosfera e protette da due parchi nazionali (complessivamente 950 km2 di superficie protetta): il Tatranský Národný park (SK) e il Tatrzański Park Narodowy (PL). Ed è proprio quest’ultimo lo spunto della riflessione che segue.
Lo scorso agosto ho avuto l’occasione di visitare gli Alti Tatra polacchi e di percorrere i due itinerari più noti del Parco, poco distanti da Zakopane, la più importante località turistica montana non soltanto della Polonia, ma probabilmente degli interi Carpazi, motivo per cui vanta l’appellativo di “capitale invernale della Polonia”. Si tratta del celeberrimo, quantomeno per i polacchi, lago Morskie Oko e della pittoresca vallata di Hala Gasienicowa.
Mentre nel primo caso l’escursione è stata relativamente breve (4 ore e mezza a/r), quasi interamente su asfalto e a quote basse (alt max. 1.400 m), nel secondo caso il percorso è stato un anello sentieristico di circa 7 ore con un dislivello complessivo di circa 900 m, che mi ha permesso di toccare il lago Czarny Staw Gasielicowy, il Maly Koscielek (1.863 m) e i numerosi stagni della valle Zielona Gasienicowa; nonché di incontrare un gruppo di tre cervi a pochi metri di distanza.
I valori ambientali e paesaggistici di cui ho potuto godere sono sicuramente fuori discussione: in particolare le evidenti forme post-glaciali, le distese di pini mughi che coprono gli ampi fondovalle e le vette aguzze composte da rocce granitiche, ma anche le tipiche baite di legno con i tetti spioventi (nella foto): vero simbolo di Zakopane.
Purtroppo, però, la percezione nel varcare i confini del Parco è stata quella di entrare in una sorta di parco divertimenti, con tanto di mega posteggi e botteghini all’ingresso. In entrambi gli itinerari, complice il periodo di alta stagione, mi sono trovato per lunghi tratti letteralmente “in coda sui sentieri”, circondato da turisti vestiti spesso con abbigliamento urbano e non certo escursionistico. Lo stesso affollamento che ho trovato nelle vie centrali di Zakopane, dove si susseguono grandi negozi di abbigliamento, ristoranti di ogni genere e le immancabili carrozze trainate dai cavalli.